Thank You Plastic!

Mentre butto un sacchetto di plastica rotto (che a Lecce chiamiamo “busta”) mi soffermo un attimo a pensare a come farò quando non si troveranno più.

Cosa metterò intorno alle scarpe perché non si sporchino di fango? Come realizzerò un parka di emergenza se devo tornare a casa in bicicletta nella bufera a Milano? Come attrezzerò la mia cucina di coppe e coppette e quant’altro?

Con quali palloncini colorerò la festa di compleanno?

Ed il design, l’amatissimo, intramontabile, design degli anni ’50, ‘60 e ’70.

Come potrei fare senza la cassettiera Kartell nel bagno o la sedia Panton (in figura)  in salotto?

Come si può vivere senza il museo del design italiano in Triennale,  il Vitra Museum a Basilea? (A tal proposito consiglio la lettura del libro Di Pier Luigi Masini e Antonella Galli, “I luoghi del design in Italia”)

Come faccio senza Arancia Meccanica?

Come si può tornare a SUD senza una sedia di plastica dimenticata al bar del porto?

Ma anche adesso, plastica, che i tuoi colori si sono sbiaditi al sole delle nostre discariche, anche adesso che ti sei fatta anziana con i tuoi 70 anni, nonna di mia figlia, ho ancora tanto da fare con te e da imparare da te.

Facciamo ancora un altro sforzo insieme.

“L’innocenza ci ha portato tutti fuori strada” ma non la gioia.

Scelgo di ereditare da te la vitalità dei colori, scelgo di proseguire con le tue forme perfette, scelgo la semplicità e la freschezza, scelgo l’allegria e la frivolezza.

Voglio percorrere però il mio di cammino e scelgo di essere positivo per l’ambiente, non inquinante, pensando sia alle dinamiche di produzione sia al “fine vita” dei prodotti.

Non voglio più essere “falsa” per questo nell’estetica aiutami a ritrovare l’etica.

Grazie veramente plastica di questa immensa eredità, facciamo ancora un passo insieme: go on.

Stefania Stamerra